lesbo
Gli intrighi del convento di San Girolamo 10
di boschettomagico
24.09.2024 |
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"Sentivo che dovevo provarci, sia per la mia improvvisa voglia di farmi una nuova amante, per di più ancora vergine; sia perché nel convento avevo appena..."
C a p i t o l o 1 0La crisi mistica di Suor Donata
Purtroppo Gertrude non aveva potuto ripassare da San Girolamo, la questione riguardante le pendenze economiche del padre aveva richiesto la sua presenza in città. La cosa mi aveva dato molto fastidio per cui ho sfogato la mia delusione prendendo Suor Daniela sia davanti che dietro per un pomeriggio intero. Era l’ennesima conferma che quando avevo bisogno di placare la mia rabbia, la suora contadina, la meno bella e la meno attraente, era quella che sapeva appagare al meglio le mie voglie di sesso estremo; con il suo fisico maggiorato, con la sua porcaggine innata e con i suoi inconfondibili umori schiumosi. Naturalmente la cosa era molto gradita anche da parte sua che quando mi vedeva arrivare al capanno capiva tutto e le si illuminava il viso all’inverosimile. La vita del convento era intanto ritornata alla sua linearità, i lavori di ripristino procedevano a tutto spiano senza intoppi grazie alla solita direzione perfetta di suor Donata; la cosa non poteva che farmi piacere perché solo quando la squadra di muratori se ne sarebbe andata avrei potuto dimenticare definitivamente quell’infelice storia legata a Suor Mirella. Un pomeriggio però si è presentata in ufficio suor Donata e vedendo il suo viso piuttosto corrucciato avevo temuto che fossero sorti di nuovo dei problemi.
-Non mi dica che si è presentato qualche improvvisa contrarietà.
-No reverenda madre, però vorrei avere udienza da lei per un mio problema interiore…e sento la necessità di confessarmi.
-Sai che in questo eremo il frate confessore viene una sola volta all’anno, in autunno e ora siamo a giugno.
-Certo che lo so, ma io sono angustiata, con il cervello in subbuglio, sto meditando di rinunciare ai voti…
Nel sentire quel suo proposito impensabile sono trasalita per la sorpresa
-Ma cosa dici… cara, confidami le tue pene…può essere una crisi interiore temporanea…
-Suor Marzia da quando è successo quel fatto di suor Mirella, io sono caduta in depressione… sono confusa.
-Mica ti farai dei sensi di colpa, tu hai fatto il tuo dovere a rendermi nota la cosa…
-Reverenda madre ogni notte io rivedo quella scena, all’inizio provavo solo disgusto ed ero invasa da un senso di nausea condannando Mirella senza scuse per il suo indecoroso comportamento; ma con il tempo ho cambiato totalmente le mie visioni, risento le urla della mia compagna, vedo continuamente il suo sguardo in estasi di quando quegli uomini si alternavano nel possederla e risento i suoi gemiti di piacere di quando le entravano dentro. Il mio disgusto si è trasformato in invidia per quelle emozioni che esaltavano la mia compagna e che io non ho mai provato, così che ora tutte le notti mi tocco pensando ai piaceri di Mirella, ma le mie mani non appagano mai in pieno i miei desideri. L’altro giorno poi in cantiere, casualmente, con il gomito ho sfiorato il petto di un giovane manovale in canottiera; ho sentito una scossa che mi ha fatta quasi barcollare e sono avvampata…il mio corpo è stato invaso dal fuoco. Sono corsa nella mia cella e mi sono masturbata pensando con ossessione a quel ragazzo e ho avuto il più grosso orgasmo della mia vita… non ero mai caduta così in basso, non posso accettare una cosa simile. Stamane nel cantiere facevo di tutto per sfiorarlo, lo desideravo come mai ho desiderato nessuno, mi sarei concessa a lui totalmente, ne ho provato vergogna, non son più degna della tonaca che porto.
-Donata, come sei arrivata a San Girolamo!?
-Per necessità, io vivevo con i miei in un paese sperduto di montagna, mio padre era tagliaboschi per una compagnia che vendeva legname; un maledetto giorno è stato travolto da un grande abete ed è mancato dopo tre giorni di inutili cure. Io e mia madre siamo andate da una zia, ci sentivamo d’impaccio, non riuscivamo a superare la perdita di mio padre, così che mia madre si è ammalata ed è stata ricoverata in ospedale…l’ho assistita amorevolmente per diversi mesi ma continuava a deperire, aveva perso la voglia di vivere. Quando è mancata, la suora dell’ospedale mi ha chiesto se volevo fare il corso per diventare infermiera, in quanto aveva notato che ero predisposta a quel tipo di mansioni; ho accettato, anche perché non avevo alternative. E’ stata però una buona scelta, guadagnavo qualche soldo da dare a mia zia e non mi sentivo più di peso come in precedenza. Poi un giorno è arrivata in ospedale Suor Terenzia che cominciava ad avere le prime avvisaglie sulla sua malattia degenerativa; tra tutte le infermiere prediligeva le mie cure, così che quando è stata dimessa mi ha proposto di venire al convento di San Girolamo, diventare novizia e prendere successivamente i voti. Incoraggiata dalla suora che dirigeva l’ospedale ho accettato e sono qui da dieci anni.
-Non è che ti manchi la compagnia di Suor Terenzia che se ne è andata?
-Ma no!!! Per niente!!! Anzi, quando suor Gertrude mi ha mandata a dirigere il cantiere sostituendomi con Fiorella è stata per me una liberazione; io obbedivo ai miei compiti e accettavo di essere oltre che la sua badante anche la sua amante, ma le carezze della vecchia madre reverenda mi erano indifferenti, non ho mai provato il minimo piacere. E quando ero io a toccarla o a baciarla cercavo di estraniarmi dal mio corpo e trasformarmi in un automa che svolgeva meccanicamente le sue mansioni. I piaceri del sesso erano l’ultimo dei miei pensieri, ma da un mese in qua le cose sono cambiate e sento il bisogno fisico di un uomo.
-Sono dieci anni che sei fuori dal mondo, tornare in una città ti stravolgerebbe la vita, cosa faresti!?! Credimi, finiresti in rovina, ti abbasseresti a lavori ignobili e magari finiresti addirittura a prostituirti… spesse volte le ragazze giovani e inesperte finiscono in malomodo, è così che desidereresti avere un uomo?
A quelle parole Donata ha abbassato il viso e ha cominciato a riflettere, io non avevo mai pensato a lei sotto il profilo sessuale, non avevo mai pensato di portarla nel mio letto, ma ora non potevo ignorare quella opportunità. Sentivo che dovevo provarci, sia per la mia improvvisa voglia di farmi una nuova amante, per di più ancora vergine; sia perché nel convento avevo appena perso una suora e riperderne un’altra mi avrebbe fatto perdere credibilità verso i vertici ecclesiastici. Mi sono avvicinata a lei, le ho preso il viso tra le mie mani e l’ho fissata intensamente, era scossa, confusa
-Rifletti sulle mie parole Donata, lo so, hai quel cruccio che ti rode il cervello, ma non devi buttare via dieci anni di vocazione, dieci anni in cui sei stata una delle suore modello di questo convento; potresti trovare tra queste mura quello che cerchi, appagare le tue voglie ogni volta che lo desidererai e gemere di piacere come Fiorella senza sconvolgerti la vita come ha fatto lei.
-Reverenda madre come potrei trovare qui quelle emozioni che tra qualche giorno i muratori se ne andranno e torneremo a non vedere più un uomo chissà fino a quando.
L’ho portata vicino al grande comò di noce del mio ufficio, ho aperto il cassettone in cui custodivo chiusi a chiave i miei cazzi di legno e le ho fatto abbassare lo sguardo perché li vedesse; i suoi occhi hanno espresso tanta sorpresa e avvicinando le mani al mento in segno di meraviglia ha sospirato un lungo “Ohhhhhhhhh…” -Non sono veri lo so, ma io so usarli molto bene e credimi potrei toglierti tutte le voglie che desideri e regalarti momenti di estremo piacere.
- Intenderebbe dire che vorrebbe prenderli in mano e masturbarmi con quei cosi lì? Ma è inaudito!!!
- No Donata, non li prendo in mano, vedi quelle cinghiette… me li lego aderenti al corpo… Marzia diventa così improvvisamente un Marzio…pronta a darti i piaceri che vorresti ricevere da quei muratori.
Se qualche minuto prima Donata era confusa ora era completamente frastornata, gli occhi sbalorditi, lo sguardo interrogativo ma curioso, ho preso il più piccolo degli uccelli di legno, l’ho presa per mano e l’ho accompagnata nella mia vecchia camera da letto attigua allo studio, facendola sedere sul materasso; poi ho cominciato a spogliarmi, mi guardava come ipnotizzata, a un certo punto ho temuto si mettesse a urlare ma invece rimaneva lì in silenzio, fissando il mio corpo che pian piano si stava denudando. Quando mi sono tolta le mutande ha puntato gli occhi sulla mia figa pelosa e quando ho cominciato a incinghiarmi il cazzo le ho detto dolcemente “ Spogliati anche tu”, ha obbedito. Si è tolta la tonaca e poi ha cominciato a togliersi i capi intimi con estrema lentezza, come se non fosse pienamente convinta di quello che stava facendo, ma allo stesso tempo era troppo curiosa per tirarsi indietro; finalmente ha tolto anche lei le mutande e anch’io ho potuto ammirare il suo corpo nudo.
Aveva due bei seni sodi, piuttosto sviluppati e una figa pelosa di riccioli castani, ecco perché non si era stupita più di tanto nel vedere la mia folta foresta nera.
Quando ho cominciato ad avanzare verso lei i suoi occhi si sono bloccati sul mio cazzo di legno, ritto e duro. Mi sono fermata e le ho sussurrato
-Su accarezzamelo!!!
Ha allungato la mano titubante, ma ha impugnato l’uccello come ordinatole, studiavo le espressioni del suo viso; anch’io ero tesa, non pienamente sicura di me stessa come in altre occasioni, il suo viso rivelava ancora una volta tanta curiosità ma io lo ritenevo un fattore positivo. L’ho fatta sdraiare sul letto e mi sono distesa al suo fianco, ero incerta se baciarla o accarezzarla, poi ho abbassato la mia mano sinistra in mezzo alle sue gambe e ho cominciato ad accarezzarle la passera, era asciutta… temevo un flop. Ho abbassato allora il viso in mezzo alle sue cosce e ho cominciato a leccargliela; di primo acchito lei teneva le gambe strette per ostacolarmi, ma io non ho desistito e ho continuato a farmi strada verso il suo nido; la mia lingua ha pian piano raggiunto l’obiettivo e con delicatezza ho cominciato a penetrargliela dentro, man mano che la mia lingua la pennellava Donata cominciava a spalancare sempre più le cosce, quando ha cominciato a gemere ho capito che finalmente stavo vincendo la sua resistenza. Le sue mani hanno cominciato ad accarezzarmi i capelli e le sue cosce si sono allargate al massimo. Il suo respiro è diventato sempre più ansante fino a che non mi è venuta in faccia
-Reverenda madre, è fantastico, sto provando delle emozioni incredibili, con suor Terenzia io non ho mai provato il minimo piacere e ora mi sto sciogliendo come neve al sole…
-Qui non c’è nessuna reverenda madre, quando ti infili nel mio letto io sono solo Marzia e tu Donata, quando torneremo alla nostra vita abituale rivestiremo le nostre cariche, ma finché saremo nude sotto le lenzuola a godere con i nostri corpi saremo solo due donne in cerca di momenti felici. -Dimmi che ora vuoi il mio cazzo!!!
-Si che lo voglio!!! Marzia fammi tua!!! Fammi diventare donna a tutti gli effetti!!!
Ho aspettato che i suoi umori finissero di infradiciarmi la faccia, poi sono salita sopra di lei le ho puntato l’uccello nella sua tana alluvionata e ho spinto con la massima cautela; non ho trovato la minima resistenza e sono scivolato dentro di lei. Donata ha accennato un leggero spasmo di dolore ma come io mi sono fermata, lei mia ha ripresa
-No…non fermarti…avanza con cautela ma non fermarti…
Era la quarta suora che sverginavo e ogni volta era per me una esperienza da sballo, il mio istinto di possesso era irrefrenabile e cogliere quei frutti che nessuno aveva mai colto mi davano un carica interiore che mi realizzavano totalmente; cercavo di usare la massima dolcezza ma poi a un certo punto non sapevo più frenarmi e la mia carica erotica andava al fine a sfiorare la violenza, fortunatamente quando non ho più saputo trattenere la mia irruenza la strada era stata aperta ed era addirittura Donata a spronare la mia foga
-Spingi forte Marzia! Vai più forte che puoi!!! Non fermarti, sono al livello massimo del piacere, solo ora che anch’io ho provato questi momenti capisco finalmente in pieno gli sguardi allucinati di Mirella ogni volta che un cazzo la penetrava. Mai me lo sarei aspettata, e non riesco a capacitarmi che sia una donna a darmi queste gioie infinite.
Quando mi sono staccata da lei, Donata si è avvinghiata al mio corpo e mi ha stretta contro di sè.
-Grazie!!! Grazie!!! Erano giorni che mi sentivo confusa, apatica, inconcludente, mi hai rasserenata, avevo bisogno di uno sfogo sessuale…con Terenzia il mio rapporto col sesso era nullo, ora no!!! L’ho vissuto in pieno scoprendo cosa vuol dire godere!!!
-Terenzia era vecchia, tu una ragazzina, non potevi essere presa sentimentalmente in modo concreto.
-Non lo so, ma se la mia fede sarà salva il merito sarà solo tuo; Marzia dimmi solo una cosa: consoli in questo modo altre suore vero? Per essere così fornita non ci sono altre spiegazioni.
A quel punto sono rimasta titubante, ho preferito rimanere sul vago, in fin dei conti sapevo poco di lei. -Non sei l’unica che ha delle crisi di identità in questo convento e io ho il dovere di farvi sentire vive, di farvi lottare contro la depressione e lo scoramento che obbligatoriamente prima o poi qui dentro colpisce chiunque, un modo forse immorale ma che mi permette di tenere in vita questo eremo sperduto ai confini del mondo.
Avevo trovato il modo di passare da assetata vampira di fighe giovani e indifese a difensore del clero, incarnandomi nel ruolo di un paladino che partiva alle crociate.
Donata mi ha fissata con timore e mi ha chiesto -Potrò rivederti spero…
-Certo, quando sentirai la tua fede vacillare...io ci sarò.
Dopo quattro giorni la squadra edile ha terminato i lavori e ha lasciato il convento, prima della loro partenza suor Donata è venuta in ufficio a farmi firmare il contratto di fine lavoro, ritirato il documento la suora è rimasta imbambolata a fissarmi, poi con un sorriso mi ha detto
-Reverenda Madre, ho completamente ignorato il giovane manovale, non l’ho nemmeno salutato,la mia fede è salva.
Stava lì imbambolata senza andarsene, mi sentivo a disagio, poi lei ha trovato il coraggio per dirmi
-Vorrei tanto festeggiare questa mia fermezza di spirito con lei.
-Ti aspetto dopo cena su nel mio alloggio nella torretta, attenta a non farti vedere.
Si preannunciava una serata godereccia di tutto rispetto, ma dopo che se ne è andata sono stata presa da un senso di angoscia, quella sua ultima richiesta era una vera e propria supplica, temevo di ripetere la penosa esperienza vissuta con Piera; Donata era in crisi depressiva e non era da scartare l’ipotesi che anche lei avrebbe potuto attaccarsi morbosamente alla mia persona e rendermi la vita impossibile…dovevo stare attenta, molto attenta! Alle nove in punto bussava alla mia porta, è entrata con decisione e ha cominciato a spogliarsi senza che glielo chiedessi, mi è venuta vicina e mi ha baciata, mi sono spogliata anch’io ma senza grande entusiasmo, i dubbi del pomeriggio mi stavano angustiando, però come ho visto la spazzolona castana della ragazza nuda ho cercato di concentrarmi esclusivamente sulla mia scopata. Siamo andate a letto, ci siamo baciate, io ho preso il mio uccello e ho cercato di incinghiarmelo ma lei mi ha fermata
-Marzia, stavolta vorrei leccartela prima io.
Mi sono stesa e ho spalancato le cosce, lei si è accucciata davanti alla mia topolona e ha cominciato a leccarmela, accidenti se ci sapeva fare, Terenzia sicuramente l’aveva addestrata nel migliore dei modi, i miei timori sono caduti in secondo piano e mi sono goduta quella pennellata di tutto rispetto venendole in faccia con suo sommo piacere in quanto si è nutrita completamente di tutto il mio piacere.
-Quante volte in questo stesso letto ho fatto questa cosa…ma mai ho provato il piacere di farlo come adesso; ho sempre recitato il ruolo di lesbica solo perché mi sentivo obbligata, per dovere, ma ora ho capito che l’amore tra due donne può essere meraviglioso.
Quelle parole mi hanno eccitata, mi sono finalmente incinghiata il cazzo e le ho detto
-Oggi ti scopo in un modo nuovo. L’ho fatta mettere alla pecorina, quella posizione esaltava al massimo le sue abbondanti forme, ho cominciato a strusciargli l’uccello per prepararla alla penetrazione, in fin dei conti era solo alla sua seconda esperienza, ho notato che aveva due grandi labbra di tutto rispetto, eccitanti e invitanti, ho perso il controllo e le sono entrata dentro; Donata mi ha accolto con un sospiro di soddisfazione
-Marzia ti sento, ti sento tutta, sbrodolo già, non so come possa essere con un uomo ma sicuramente non può essere ancora meglio.
Cercavo di limitare le mie pompate ma la suora mi incitava
-Vai più forte che puoi, sento che sto già per godere ma molto più intensamente della volta scorsa, spingimelo tutto dentro, di più…di più!!!
Non potevo entrare di più...il cazzo era interamente dentro quella figona completamente aperta, incredibile, essendo alla sua sola seconda scopata, di una cosa ero però certa, che la volta seguente avrei indossato il mio primo prototipo, quello decisamente più lungo; mentre la scopavo le allargavo le natiche e vedevo comparire il suo buco del culo, glabro, sviluppato, invitante; per un attimo sono stata colta dal desiderio di infilarglielo a tradimento appena fosse venuta, ma poi ho resettato il cervello e mi sono limitata a guadarlo pulsare. Sapevo però dentro di me che era solo questione di tempo…forse poco tempo. Quando Donata è venuta ha cacciato un urlo terrificante, beata la disposizione della torretta, situata dalla parte opposta di tutte le altre celle.
-Godi così forte perché pensi che sia il manovale a scoparti?
-Tu sei il mio manovale, Marzia non hai nulla da invidiare a quegli uomini, devo confessarti una cosa, quando sono venuta ad avvisarti non era la prima volta che vedevo Mirella impegnata nell’orgia; diverse volte l’avevo spiata, ne ho visti molti di loro all’opera mentre la scopavano, ma credimi nessuno sapeva tenere il tuo ritmo così a lungo, sei una tigre scatenata! Poi quel giorno ho provato solo invidia verso la mia sorella e mi sono vergognata, a quel punto sono venuta ad avvisarti.
A quegli elogi gongolavo di maschio orgoglio, ho tolto l’uccello l’ho fatta girare e gliel’ho puntato in faccia
-Se sei così soddisfatta, succhiami allora il cazzo, l’avrai visto fare da Mirella no?
Donata ha immediatamente obbedito, e come lo faceva bene, sicuramente erano i ricordi di quando la maialona si metteva a sbocchinare, era uno spettacolo vedere l’impegno che ci metteva. Ci siamo poi abbracciate e rannicchiate sotto le lenzuola, nella fase di rilassamento sono stata travolta ancora dalle mie paure, guardavo Donata e vedevo il viso di Piera, un brivido ha percorso il mio corpo. Nei giorni a seguire le mie paure sono andate aumentando, temevo che Donata mi si appiccicasse addosso, lo temevo sia per la mia rispettabilità all’interno del convento che per il timore di vedere limitata la mia libertà di scegliermi chi scopare come e quando volevo.
All’inizio evitavo il refettorio sia nelle colazioni mattutine che nei pranzi e le cene per non incontrare Donata, ma poi pian piano avevo ripreso la normale routine e mi accorgevo invece che la suora non era mai invadente; certo con lo sguardo mi puntava aspettando un mio sorriso e un conseguente invito a infilarsi nel mio letto, ma sempre con la giusta discrezione. Una volta che avevo realizzato che la mia nuova conquista, dal punto di vista comportamentale era lontana mille miglia da Piera, la voglia di scoparla ancora mi ha travolta e un pomeriggio le ho chiesto di seguirmi alla torretta. Il suo viso le si è illuminato e mi ha seguita come un cagnolino, come siamo arrivate nel mio alloggio si è spogliata si è stesa nuda sul letto e spalancandomi le cosce mi ha detto
-Marzia, temevo ti fossi già stancata di me, ogni notte ti ho pensata, ti ho desiderata, finalmente sono ancora qui, fai di me quello che vuoi
Mi sono sdraiata in mezzo alle sue gambe e ho cominciato a leccarla, dopo pochi minuti ha cominciato a dimenarsi sbrodolando impunemente, l’ho scopata selvaggiamente, i suoi orgasmi sono stati continui, era una marionetta in mio potere e ne ho subito approfittata per realizzare il desiderio che avevo dovuto respingere la settimana precedente; le ho infilato la lingua nel culo e ho cominciato a ruotargliela dentro sempre più vorticosamente, era una biscia che si contorceva continuamente
-Ma cosa mi fai? Mi stai facendo provare delle sensazioni inimmaginabili, non pensavo si potessero vivere così grandi emozioni, sei fantastica, sei la fine del mondo.
-Voglio il tuo culo!!! Lo desidero da quel giorno che ti ho messa a pecora!!! Sei una donna che sa farsi desiderare e le tue natiche sono un invito a cui non so resistere, so che ti chiedo forse troppo ma vedere il tuo buchino pulsare a mille mi fa impazzire e lo desidero.
-Ti ho detto di fare di me tutto quello che vuoi, ebbene, se desideri tanto quello, fammi tua anche da quella parte. Senza aspettare una mia risposta si è girata a quattro zampe offrendomi senza nessuna ritrosia il suo splendido culo. Ero eccitatissima, la frenesia mi ha assalita, avrei voluto cambiare l‘uccello mettendomi quello anale di dimensioni più contenute ma la mia libidine era al massimo grado, per cui ho cominciato ad insalivarle il culo il più possibile e quando ho visto che il buco pulsava continuamente dilatandosi completamente le ho puntato il cazzo e ho cominciato a spingere. Se lo sverginamento vaginale era stato praticamente un gioco, quello anale è stato molto più problematico, in alcuni frangenti stavo per rinunciare all’impresa, ma era la stessa Donata a convincermi a non desistere.
-Marzia no, non toglierlo, sii dolce però, sii lieve e leggera ma non fermarti, te lo devo!
Sono stata così lieve e leggera come mi aveva chiesto e pur sudando le proverbiali sette camicie sono arrivata al traguardo, una volta che la strada è stata aperta ho saputo controllare la mia frenesia scatenandomi solo quando la mia partner ha avuto il suo orgasmo anale e provava solo ormai tanto piacere. Siamo poi state abbracciate per un tempo infinito, baciandoci con tenerezza.
-Ti chiedo scusa, ma desideravo troppo fare l'amore così, hai un sedere che è uno spettacolo della natura, non ho saputo controllarmi.
-Ma quale scusa, tesoro mio con te io sto provando emozioni sconosciute, Marzia ti ho letto dentro, tu hai paura che io mi innamori di te, ebbene forse lo sono veramente, ma credimi saprò sempre restare al mio posto senza mai importi nulla; ho riflettuto su quanto mi avevi detto ed obiettivamente ho capito che se io avessi lasciato il convento avrei potuto solo fare una fine meschina.
Prima di lasciarci le ho dato un uccello di legno che avevo ordinato a Daniela qualche giorno prima
-Questo è un mio regalo, capiteranno periodi in cui avrò impegni e magari ti sentirai trascurata, ebbene potrai giocare insieme a questo aggeggino e pensare a me mentre proverai del piacere.
Quando Donata se ne è andata ero al massimo della felicità, mi ero assicurata una quarta amante fissa, bella, affidabile, e porca al punto giusto…non potevo pretendere di più!!!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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